ANTIFASCISTI E MILITARI COLLABORATORI DEI PARTIGIANI
Nata nel 1924 a Planina di Vipacco presso Aidussina (oggi Slovenia) da genitori triestini, entrambi maestri di scuola ma di diversa nazionalità (padre italiano, madre slovena).
Nel 1938 emigrò in Eritrea dato che suo padre Giovanni aveva ricevuto l’incarico di direttore della scuola di Massaua.
Due anni dopo ritornò in Italia, anche in questo caso a seguito di quanto accaduto al padre, richiamato alle armi.
A seguito della morte del padre al fronte nel 1942, la vedova (Elisabetta Ščuka) e i suoi due figli (Giuditta e Franco) emigrarono in Francia.
Nel 1943 Giuditta si avvicinò al movimento partigiano sulla scia di quanto aveva fatto il fratello maggiore Silvano. Tornata nella Venezia Giulia, Giuditta combatté dapprima nella formazione guidata da Anton Šibelija “Stjenka”.
Nel 1944 aderì all’OF e allo SKOJ e fu attiva presso Circhina (Slovenia).
Dieci giorni prima della fine della guerra fu arrestata sulla strada tra Aidussina e Gorizia e condotta nella caserma di San Pietro, dove fu ripetutamente torturata.
Dopo la guerra svolse la professione di insegnante e collaborò con la Deputazione Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione Italiano nella Venezia Giulia (attuale IRSREC FVG). Fu attiva anche nell’Unione Donne Italiane e nell’ANPI. Morì a Trieste il 30 gennaio 2014.
Bibliografia
- A. Di Gianantonio, voce Giuditta Giraldi, in P. Karlsen (a cura di), Dizionario della Resistenza alla frontiera alto-adriatica. 1941-1945, Gaspari, Udine 2022