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ANTIFASCISTI E MILITARI COLLABORATORI DEI PARTIGIANI

Nata nella frazione muggesana di Chiampore (Trieste) il 23 gennaio 1911, da giovane aderì alla cellula clandestina del PCd’I.
Insieme al padre gestì “La Tappa”, trattoria che divenne un punto di riferimento dell’antifascismo della zona tanto da essere chiusa dalle autorità agli inizi degli anni Quaranta.
Nel 1942, Vivoda e Pietro Mercandel crearono un’organizzazione clandestina fiancheggiatrice delle formazioni partigiane slovene e croate attive in Istria.
Nel 1943 entrò in clandestinità dato che intensificò la sua attività antifascista riuscendo tra l’altro a organizzare efficacemente l’evasione del marito Luciano Santalesa dal sanatorio di Aurisina.
Il 28 giugno 1943 fu vittima di un agguato teso dai carabinieri alla Rotonda del boschetto a Trieste.
Per commemorare la prima donna italiana caduta nella Resistenza a lei fu intitolato un battaglione autonomo della 14a Brigata “Garibaldi-Trieste” appartenente alla Divisione “Garibaldi-Natisone” che contribuì alla liberazione di Muggia il 1° maggio 1945.

Bibliografia

  • M. Rossi, voce Alma Vivoda, in P. Karlsen (a cura di), Dizionario della Resistenza alla frontiera alto-adriatica. 1941-1945, Gaspari, Udine 2022

Amabile Vivoda (AF IRSREC FVG, serie Venezia Giulia)