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ANTIFASCISTI E MILITARI COLLABORATORI DEI PARTIGIANI

Nata a Trieste, nel quartiere di Servola, il 14 maggio 1922 in una famiglia della classe operaia (madre sarta, slovena, padre calabrese). A seguito dell’abbandono della famiglia da parte paterna, madre e figlia si trasferirono nel quartiere operaio e sloveno di San Giacomo, dove Alba maturò la sua adesione al comunismo. Nel 1940 fu arrestata per attività sovversiva e condannata a sei mesi di reclusione, che scontò a Trieste, presso la succursale “dei gesuiti” del Coroneo. Per la stessa ragione fu arrestata nuovamente e deferita al Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato, che la condannò a 18 anni di reclusione. A seguito dell’8 settembre 1943 uscì dal carcere e riprese la sua militanza politica. Fu presto individuata e arrestata dall’Ispettorato Speciale di PS per la Venezia Giulia, che la torturò nella villa “Triste” di via Bellosguardo. In seguito fu deportata nel campo di concentramento di Ravensbrück, dove morì il 21 febbraio 1945.

Bibliografia

  • Turk, Zora. Una storia della Resistenza, Založništvo tržaškega tiska, Trieste 2016

  • F. Benolich, voce Alba Perello, in P. Karlsen (a cura di), Dizionario della Resistenza alla frontiera alto-adriatica. 1941-1945, Gaspari, Udine 2022

Alba Perello, ACS, MI, DGPS, AAGGRR, CPC, b. 3854, fasc. “Perello Alba” (aut. n. 1959/2024)