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Il campo di concentramento di Gonars (in uso tra ottobre 1941 e marzo 1942) fu il più vasto campo per internati civili presenti in Italia dato che aveva una capienza di 6500 persone. Noto come campo n. 89, era composto da due unità ben distinte, illuminate di notte da fari, distanziate di un chilometro l’una dall’altra e circondate da reti con filo spinato.
La guarnigione del Regio Esercito di stanza al campo era composta da 600 soldati e 40 ufficiali. Il campo fu destinato all’internamento di militari e civili jugoslavi provenienti dalla provincia di Lubiana, rastrellati dall’esercito italiano come conseguenza della Circolare 3C emanata il 1° marzo 1942 dal generale Mario Roatta, comandante della 2a Armata, che autorizzava l’esercito ad agire col pugno di ferro contro la popolazione civile dei territori occupati perché considerata ostile.
Dall’estate 1942 parte degli internati fu trasferita in altri campi (specialmente Renicci presso Arezzo e Chiesanuova, Padova) per poter accogliere detenuti provenienti dal campo di Arbe (Rab) in Croazia e ovviare così al suo sovraffollamento. Secondo le ricerche di Carlo Spartaco Capogreco e Alessandra Kersevan, vi trovarono la morte oltre 400 persone tra cui donne e perfino bambini. Il campo di Gonars cessò di essere in attività nell’ottobre 1943 ed è stato in seguito demolito.

Bibliografia

  • F. Cecotti, voce Gonars: il campo di concentramento italiano, in P. Karlsen (a cura di), Dizionario della Resistenza alla frontiera alto-adriatica. 1941-1944, Gaspari, Udine 2022

  • C.S. Capogreco, I campi del duce. L’internamento civile nell’Italia fascista (1940-1943), Einaudi, Torino 2004, pp. 255-257

  • A. Kersevan, Un campo di concentramento fascista. Gonars 1942-1943, Kappa Vu, Udine 2003

  • Ead., Lager italiani. Pulizia etnica e campi di concentramento fascisti per civili jugoslavi 1941-1943, Nutrimenti, Roma 2008, pp. 53-68