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Nel gennaio 1943 il complesso militare di Borgo Piave (noto come Caserma “Luigi Sbaiz”) alla periferia di Visco (Udine) fu adibito a campo di internamento per civili jugoslavi.
Il campo (gestito dal tenente colonnello dei carabinieri Salvatore Bonofiglio, che dispose di 14 ufficiali e 546 soldati) fu sottoposto all’Intendenza della II Armata.
I primi internati vi giunsero alla fine di febbraio e provennero dal campo di Arbe (Rab, Croazia), sovraffollato; tra aprile e maggio, invece, vi furono trasferiti anche partigiani montenegrini.
Tra i campi per internati, Visco fu quello col tasso di mortalità più basso dato che vi morirono solo 23 internati sulle circa 3200 persone che vi furono detenuti (cifra raggiunta nell’estate 1943). Questa situazione fu dovuta allo stato degli alloggiamenti (abbastanza puliti e asciutti) e alla presenza di quattro laboratori medici. Gli internati, inoltre, poterono espletare una serie di attività lavorative e ricreative: fu permesso infatti di istituire un coro, diverse squadre di calcio e perfino la pubblicazione di un notiziario ciclostilato. Clandestinamente furono anche tenuti corsi di formazione politica e fu creato un comitato di liberazione con rappresentanti delle tre nazionalità jugoslave internate ovvero sloveni, croati e montenegrini.
Dopo l’8 settembre 1943, allontanatisi dal campo i soldati di guardia, gli internati poterono a loro volta abbandonare Visco e in gran parte si diressero verso la sponda orientale dell’Isonzo.

Bibliografia

  • C.S. Capogreco, I campi del duce. L’internamento civile nell’Italia fascista (1940-1943), Einaudi, Torino 2004, pp. 263-264

  • A. Kersevan, Lager italiani. Pulizia etnica e campi di concentramento fascisti per civili jugoslavi 1941-1943, Nutrimenti, Roma 2008, pp. 119-123.